Da FB di Nicola Caputo.
"So bene che le persone a noi care non conoscono più NIENTE di questa vita Terrena ed è un grande bene per loro che vivono l'eternità che non vedano l' afflizione, la sofferenza e il rispetto che noi continuiamo ad avere verso di loro .
Come è possibile dimenticare i propri cari? Come è possibile fermare la sofferenza? Andare al cimitero può essere una consolazione per tanti, che credono che le spoglie sono li dentro una cassa chiusa in attesa della resurrezione dei morti. Ma la cosa più bella è sapere che i loro cari prima della loro morte hanno accettato GESÙ nella propria vita proprio come afferma la Bibbia, la Parola di Dio..
La morte è la cosa più certa che abbiamo, ma non tutti si decidono di mettere a posto la posizione della propria anima sulla terra prima che essa arrivi.
" Chi crede in me (disse Gesù) anche se muore vivrà è non morirà mai" (Eccl.9: 5)
I viventi infatti sanno che moriranno ed hanno ancora oggi la possibilità di non perire ed avere dopo la morte la VITA ETERNA, ma una volta morti per loro non non c'è più alcuna possibilità di salvezza. Dopo la morte la loro memoria è dimenticata, il loro amore, il loro odio e la loro invidia non esistono più, non avranno mai più alcuna parte in tutto ciò che si fa sotto il sole.
Dallo scaffale al cuore
del Prof. Marco Distort
«La fede viene dall'udire e l'udire viene dalla Parola di Dio» (Romani 10:17)
Ero ancora uno studente universitario alla facoltà di Filosofia quando decisi che sarei stato ateo per tutta la vita. Fino a vent'anni avevo regolarmente frequentato la chiesa cattolica romana con una certa convinzione interiore. Ad un certo punto però fui disgustato dall'ipocrisia di molti, dalla gestualità ripetitiva e senza potenza, dall'opulenza esteriore che non mi sembrava certo un riflesso della semplicità di Cristo.
Perciò abbandonai la chiesa cattolica rigettando tutto quanto. «La religione è solo un imbroglio per i deboli», pensavo, «la verità sta nella filosofia, la fede è un vuoto inganno per manipolare i popoli». Ben presto però mi resi conto che non potevo rifiutare ciò che si diceva di Dio senza neppure conoscere gli scritti che lo riguardavano. «Non è un atteggiamento scientifico», mi dissi.
Cosa dovevo leggere? Non volevo testi scritti da teologi perché ritenevo che fossero delle interpretazioni. Volevo qualcosa di originale che non avesse interpolazioni o chiavi di lettura preconfezionate. Tra i libri che ereditai da uno zio a cui ero molto affezionato trovai una Bibbia. Era una edizione evangelica perciò senza note in calce. Proprio ciò che cercavo! Con gli strumenti intellettuali che il mio studio universitario mi forniva ero convinto di smascherare tutte le "invenzioni" della religione. «Ora sì che posso trovare tutte le contraddizioni da gettare in faccia a chi mi parlerà di Dio o della fede!» dissi con aria di sfida. Cominciai così a leggere la Bibbia. Passò meno di un mese e successe ciò che non mi sarei mai aspettato: invece di trovare le contraddizioni trovai Gesù Cristo! I miei occhi si aprirono sulla verità. Caddi in ginocchio piangendo perché Dio, attraverso la Scrittura, aveva colpito direttamente il mio cuore. In un momento capii che il Signore Gesù era morto per i miei peccati e ora mi stava tendendo la mano per perdonarmi e per darmi una nuova vita.
Se in un primo tempo avevo pianto di dolore e di pentimento, quando mi rialzai piangevo di gioia per aver trovato il Padre al quale avevo rifiutato di credere! Capii che Dio non era al di là degli altari, irraggiungibile, nascosto da una ritualità fumosa, ma era lì accanto a me che mi offriva la salvezza per grazia. Feci questa profonda esperienza di fede proprio per aver iniziato a leggere la Parola di Dio che è vivente ed efficace (cfr. Ebrei 4:12). Oggi sono felicemente sposato, ho due figli grandi e dopo aver insegnato per tanti anni nella scuola da alcuni anni sto dedicando la mia vita al servizio cristiano a tempo pieno. A volte mi chiedo: «Cosa ne sarebbe stato di me se non avessi trovato quella Bibbia sgualcita?». E ringrazio Dio per il grande dono che mi ha fatto.
«Risvegliati, o tu che dormi, e Cristo ti inonderà di luce!» (Efesini 5:14).
Importante presa di posizione evangelica sul pontificato di Francesco. Attenzione: commenti evangelici tanto entusiastici quanto infondati: “Francesco mescola un linguaggio evangelico, la devozione mariana e le idee liberali”. Questo è il cuore di una lettera firmata dai presidenti delle Alleanza Evangeliche italiana, spagnola, francese e polacca e rivolta ai leaders delle Alleanze Europea e Mondiale.
A fronte dell’iniziale reazione positiva all’elezione di papa Bergoglio, dopo alcuni mesi di pontificato, è possibile vedere con più chiarezza la traiettoria che sta seguendo Papa Francesco. La lettera, firmata da Giacomo Ciccone (AE Italiana), Jaume Llenas (AE Spagnola), Clément Diedrichs (Conseil national des évangéliques de France) e da Dwulat Wladyslaw (AE Polacca) riconosce che il papa usa un linguaggio che può sembrare “evangelico”: parla, infatti, di “conversione”, “rapporto personale con Cristo”, “missione”, ecc. Tuttavia, parla anche di idee che appartengono alla vecchia teologia liberale che sembrava essere sepolta e che invece, paradossalmente, il papa ha riesumato: la coscienza individuale quale ultima istanza della verità, la presenza della grazia in tutte le persone indipendentemente dalla loro fede in Gesù Cristo, la condanna anche grossolana del “proselitismo”. Il tutto condito da un marianesimo così ostentato ed appariscente da far impallidire anche quello di un papa mariano come Giovanni Paolo II.
I leaders firmatari sottolineano, inoltre, che Papa Francesco parla di “cambiamento”, “rinnovamento”, ecc., ma ciò significa per lui modificare la governance della Chiesa cattolica e i suoi atteggiamenti, non le dottrine che sono prive di sostegno biblico, se non contrarie alla Scrittura.
Come evangelici che vivono in contesti a maggioranza cattolici, i firmatari esprimono sostegno ai dialoghi col cattolicesimo improntati alla verità biblica e alla carità cristiana, ma anche preoccupazione per le reazioni acritiche che si sono levate nel mondo evangelico, soprattutto latino-americano, a seguito dell’elezione del primo papa latino-americano.
L’iniziativa, promossa dal presidente AEI, Giacomo Ciccone, ha riscontrato l’adesione dei colleghi spagnoli, francesi e polacchi e rappresenta un importante servizio per la chiarificazione di atteggiamenti evangelici al cattolicesimo che, se lasciati alla mercé di emozioni e di letture parziali, rischiano di stravolgere la comprensione biblica del cattolicesimo.
Roma, 16 ottobre 2013 Alleanza Evangelica Italiana
CANE AMICO?
ANSA[scienza](31 ottobre, 18:01)
Sì, SE SCODINZOLA A SINISTRA - Così si guardano tra loro. Università Trento su Current Biology
TRENTO, 31 OTTOBRE 2013 - Come capisce un cane se un altro è ben disposto? Semplice. Non lo è se la coda si muove prevalentemente verso destra (rispetto a chi la osserva). Il contrario se a sinistra.
La scoperta è di uno studio sulle modalità d'interazione dei due emisferi cerebrali nei casi di controllo di un organo non pari, come sono invece ad esempio le mani. In uscita oggi sulla rivista 'Current Biology' è di un gruppo di ricercatori del Centro interdipartimentale Mente-Cervello dell'Università di Trento.
Scoperta in Israele una cantina di 3.700 anni fa, con giare di vino bianco e rosso.
Conteneva quaranta orci di vino bianco e rosso dolce e speziato la cantina più antica e grande mai conservata: ha 3.700 anni ed è stata scoperta tra le rovine di una città cananea chiamata Tel Kabri, nel nord di Israele. La scoperta si deve a un gruppo statunitense e israeliano della George Washington University, Brandeis University e università di Haifa. Il risultato è stato presentato a Baltimora durante il convegno annuale delle Scuole Americane di Ricerche Orientali. Le giare hanno una capacità di 50 litri ognuna, in totale l'equivalente di circa 3.000 bottiglie di vino, e sono rimaste sepolte sotto una coltre di fango, mattoni e intonaco a causa del crollo della cantina, probabilmente per un terremoto.
SCENARIO DA HARMAGHEDDOM (da "La Repubblica").
Semprerebbe uno scenario da Armagheddon, ma la possibilità che un asteroide colpisca la Terra causando vittime è sottovalutata e maggiore di quanto gli scienziati credessero fino a qualche anno fa. Lo rivela l'associazione non profit americana B612, un gruppo di cui fanno parte diversi ex astronauti della Nasa, che tenta di sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema. Il loro obiettivo è sviluppare entro il 2018 un sofisticato telescopio per la rilevazione di questi pericolosi pianetini vaganti. Dal 2000 al 2013 un sistema internazionale per il monitoraggio delle esplosioni atomiche che fa capo a Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty Organization ha registrato ben 26 deflagrazioni di asteroidi sulla Terra. B612 ha ricostruito geograficamente, e in modo cronologico, con un video dove sono avvenuti gli impatti.
"Quello che può accadere lo abbiamo visto l'anno scorso a Chelyabinsk, in Russia", spiega a Repubblica.it. Ed Lu, oggi presidente di B612 dopo essere stato due volte in missione sullo Space Shuttle e per sei mesi in orbita nella Stazione spaziale internazionale (Iss). "Gli asteroidi", continua Lu, "a contatto con l'atmosfera creano terribili esplosioni. L'onda d'urto investe quello che c'è intorno in un area fino a 40 chilometri e può uccidere tutte le persone che si trovano nelle vicinanze".
Le esplosioni causate dall'impatto con l'atmosfera di uno di questi pianetini il 15 febbraio dell'anno scorso a Chelyabinsk, in Russia, hanno investito moltissimi edifici e ferito più di 1000 persone con schegge, detriti e pezzi di vetro esplosi dalle finestre dei palazzi. Per fortuna l'asteroide aveva un diametro di soli 20 metri, ma questi oggetti possono arrivare a misurare fino a un chilometro e possiamo solo immaginare quello che causerebbe l'impatto di una tale formazione rocciosa che piomba sulla terra a una velocità che gli scienziati chiamano "mach 50", cinquanta volte quella del suono. Dal più piccolo al più grande, l'energia che possono sprigionare i pianetini spazia da uno a 600 kilotoni e, per fare un paragone, 15 era la potenza della bomba atomica che ha raso al suolo Hiroshima.
Certo, conclude Lu, "ci sono buone probabilità che l'asteroide colpisca un'area disabitata oppure finisca nell'oceano senza fare grossi danni. È una questione legata al caso, ma siamo in presenza di un fenomeno costante e crediamo che un impatto in grado di causare reali danni alla Terra avvenga generalmente ogni 100 anni". Nel 1908 uno di questi oggetti dal diametro di 45 metri si era schiantato ancora una volta in Russia, vicino al fiume Tunguska, fortunatamente senza causare vittime perché nel mezzo della steppa siberiana.
La Nasa ha un servizio di monitoraggio del cielo. Un sistema però solo in grado di rilevare l'avvicinamento di enormi asteroidi: più di un chilometro e 200 metri di diametro. L'associazione B612 invece sta invece realizzando qualcosa di più complesso per prevedere questi eventi: si chiama Sentinel, un telescopio che costa circa 250 milioni di dollari finanziato da donazioni private che ovrebbe essere pronto tra quattro anni. Posizionato nell'orbita del pianeta Venere, con un'inquadratura verso la Terra, sarà in grado di prevedere l'impatto di un asteroide con decenni di anticipo. "Se noi abbiamo solo settimane o mesi di preavviso", spiega a Repubblica.it Harold Reitsema, direttore della missione Sentinel per B612, e in passato alla guida della squadra che ha realizzato il telescopio Hubble per la Nasa, "possiamo solo evacuare le città. Inoltre, sfortunatamente, per ora siamo solo in grado di prevedere l'uno per cento degli impatti di asteroidi capaci di devastazioni in grandi aree. La cosa più probabile che succeda è scoprire le esplosioni solo nel momento in cui accadono, come è successo a Chelyabinsk".
I dati ricavati del telescopio Wise della Nasa mostrano che il numero di asteroidi vaganti nello spazio con dimensioni tra 100 metri e un chilometro potrebbe essere intorno ai 20.000, la maggior parte dei quali però non è stata né identificata né localizzata. Sentinel potrà invece rilevare il 90% degli degli oggetti che si accingono ad attraversare l'orbita terrestre con un diametro di 100 metri e il 50% di quelli larghi 30 con grande anticipo. Ma cosa si può fare se si intercetta in tempo un pianetino minaccioso? È possibile distruggerlo? "Non proprio", continua Reitsema, "solo nei film si fanno saltare in aria gli asteroidi. In realtà sono generalmente molto più grandi di quello che un'arma nucleare possa distruggere.Inoltre se pure se si riuscisse a farli esplodere, i pezzi potrebbero colpire la Terra. Con un'arma nucleare sarebbe meglio creare un'esplosione vicino alla traiettoria dell'asteroide in modo che l'onda d'urto lo spinga in un'altra direzione, ma non crediamo che sia la soluzione più adatta".
Con decenni di anticipo infatti, prima di ogni possibile impatto con il nostro pianeta, il gruppo B612 è convinto si possa organizzare una missione spaziale per raggiungere l'asteroide killer e neutralizzarlo prima che possa far danni con un'altra tecnica. "Potremmo partire con una semplice astronave", prosegue Reitsema, "e fermarla una volta raggiunta la traiettoria dell'asteroide. La sua quantità di moto si trasferirebbe così all'asteroide, modificandone la velocità". Anche se il risultato ottenuto sarebbe una piccola variazione della rapidità con cui il corpo celeste si avvicina alla Terra, questo determinerebbe comunque un tempo diverso per il raggiungimento del nostro pianeta "la cui costante rotazione", conclude Reitsema, "eviterebbe l'impatto". Le esplosioni causate dall'impatto con l'atmosfera di uno di questi pianetini il 15 febbraio dell'anno scorso a Chelyabinsk, in Russia, hanno investito moltissimi edifici e ferito più di 1000 persone con schegge, detriti e pezzi di vetro esplosi dalle finestre dei palazzi. Per fortuna l'asteroide aveva un diametro di soli 20 metri, ma questi oggetti possono arrivare a misurare fino a un chilometro e possiamo solo immaginare quello che causerebbe l'impatto di una tale formazione rocciosa che piomba sulla terra a una velocità che gli scienziati chiamano "mach 50", cinquanta volte quella del suono. Dal più piccolo al più grande, l'energia che possono sprigionare i pianetini spazia da uno a 600 kilotoni e, per fare un paragone, 15 era la potenza della bomba atomica che ha raso al suolo Hiroshima.
Certo, conclude Lu, "ci sono buone probabilità che l'asteroide colpisca un'area disabitata oppure finisca nell'oceano senza fare grossi danni. È una questione legata al caso, ma siamo in presenza di un fenomeno costante e crediamo che un impatto in grado di causare reali danni alla Terra avvenga generalmente ogni 100 anni". Nel 1908 uno di questi oggetti dal diametro di 45 metri si era schiantato ancora una volta in Russia, vicino al fiume Tunguska, fortunatamente senza causare vittime perché nel mezzo della steppa siberiana.
La Nasa ha un servizio di monitoraggio del cielo. Un sistema però solo in grado di rilevare l'avvicinamento di enormi asteroidi: più di un chilometro e 200 metri di diametro. L'associazione B612 invece sta invece realizzando qualcosa di più complesso per prevedere questi eventi: si chiama Sentinel, un telescopio che costa circa 250 milioni di dollari finanziato da donazioni private che ovrebbe essere pronto tra quattro anni. Posizionato nell'orbita del pianeta Venere, con un'inquadratura verso la Terra, sarà in grado di prevedere l'impatto di un asteroide con decenni di anticipo. "Se noi abbiamo solo settimane o mesi di preavviso", spiega a Repubblica.it Harold Reitsema, direttore della missione Sentinel per B612, e in passato alla guida della squadra che ha realizzato il telescopio Hubble per la Nasa, "possiamo solo evacuare le città. Inoltre, sfortunatamente, per ora siamo solo in grado di prevedere l'uno per cento degli impatti di asteroidi capaci di devastazioni in grandi aree. La cosa più probabile che succeda è scoprire le esplosioni solo nel momento in cui accadono, come è successo a Chelyabinsk".
I dati ricavati del telescopio Wise della Nasa mostrano che il numero di asteroidi vaganti nello spazio con dimensioni tra 100 metri e un chilometro potrebbe essere intorno ai 20.000, la maggior parte dei quali però non è stata né identificata né localizzata. Sentinel potrà invece rilevare il 90% degli degli oggetti che si accingono ad attraversare l'orbita terrestre con un diametro di 100 metri e il 50% di quelli larghi 30 con grande anticipo. Ma cosa si può fare se si intercetta in tempo un pianetino minaccioso? È possibile distruggerlo? "Non proprio", continua Reitsema, "solo nei film si fanno saltare in aria gli asteroidi. In realtà sono generalmente molto più grandi di quello che un'arma nucleare possa distruggere.Inoltre se pure se si riuscisse a farli esplodere, i pezzi potrebbero colpire la Terra. Con un'arma nucleare sarebbe meglio creare un'esplosione vicino alla traiettoria dell'asteroide in modo che l'onda d'urto lo spinga in un'altra direzione, ma non crediamo che sia la soluzione più adatta".
Con decenni di anticipo infatti, prima di ogni possibile impatto con il nostro pianeta, il gruppo B612 è convinto si possa organizzare una missione spaziale per raggiungere l'asteroide killer e neutralizzarlo prima che possa far danni con un'altra tecnica. "Potremmo partire con una semplice astronave", prosegue Reitsema, "e fermarla una volta raggiunta la traiettoria dell'asteroide. La sua quantità di moto si trasferirebbe così all'asteroide, modificandone la velocità". Anche se il risultato ottenuto sarebbe una piccola variazione della rapidità con cui il corpo celeste si avvicina alla Terra, questo determinerebbe comunque un tempo diverso per il raggiungimento del nostro pianeta "la cui costante rotazione", conclude Reitsema, "eviterebbe l'impatto".